MESTIERI SCOMPARSI O IN VIA DI ESTINZIONE - DI ANGELO GIAMMANCO
10.04.2016 19:57
03.09.2015 22:22
La vita dell'uomo è caratterizzata dal lavoro che, a seconda della civiltà e del momento storico nonché soprattutto del territorio d'appartenenza e delle risorse naturali, si connota di peculiarità singolari su cui si fondano l'economia e il commercio locale. Specie nel passato il lavoro si esprimeva in mestieri legati all'artigianato, con segreti tramandati da padre in figlio, o in piccole aziende a conduzione familiare, ai prodotti dell'agricoltura e della pesca, ai trasporti coi carretti o coi cavalli, oppure come minuto commercio stradaiolo con posto fisso o ambulante per i paesi della regione.
"Firraiolu"
"Gilataru"
"Vinnituri di latti"
Alcuni mestieri anzi accompagnavano il folklore delle sagre paesane in occasione delle più importanti feste, altri invece soccorrevano alle necessità quotidiane dei passanti, come l'acquaiolo o i venditori di carbone porta a porta, o dei prodotti della campagna offerti dal produttore al consumatore con i festosi carretti. Un posto a parte merita il mestiere di "puparo" legato al teatro di antica origine in cui l'artista è non solo creatore dei personaggi, ma interprete delle storie tratte dalle Chanson de geste o dai poemi cavallereschi.
"Rulugiaru"
"Lustrascarpi"
"Firraru, maniscalcu"
A nostro avviso anche questi antichi mestieri fanno parte della storia delle tradizioni siciliane. Molti di essi sono del tutto scomparsi o divenuti rari, soppiantati dal progresso e dall'industrializzazione, dalla catena di montaggio e dalla tecnologia più sofisticata, oppure da altre abitudini di vita e costumi d'importazione straniera, da consumi diversi, dove all'acqua fresca per dissetarsi si è sostituita la Coca-Cola. I giovani d'oggi non hanno mai conosciutol'acquaiolo, il conciabrocche, i salinari, i pastai, gli arrotini, i carrettieri, le donne addette alla salatura casalinga delle acciughe, la "pilucchera"che si recava a pettinare le clienti casa per casa, solo per ricordare alcuni mestieri di un tempo.
"LU SIGGIARU"
Costruiva e riparava le sedie
"VINNITURI di vasillami di crita""
SCALPELLINO
Ecco perché come specchio di costumi più semplici, dai ritmi più pacati, se pur non privo di fatica e di povertà, dove la festa giungeva come lieta pausa alla laboriosa quotidianità, abbiamo ritenuto riproporre per immagini alcuni dei più significativi mestieri di ieri diffusi in Sicilia, perché, secondo noi, anche questo passato è patrimonio di memorie da ricordare, un "come eravamo" pacatamente tinto di nostalgia o di sorridente sorpresa nel notare le mutazioni che il tempo incide nel costume e nelle abitudini dei popoli. La documentazione presentata è alla fine di offrire una rassegna abbastanza significativa, se pur non completa, degli antichi mestieri di Sicilia e un quadro dalle tinte schiette della vita di ieri, specie delle classi sociali più umili,che non vuole suggerire rimpianti ma solo testimonianze, in cui è riflessa la storia dell'evoluzione della nostra terra e della nostra gente di Sicilia.
"Lu conzapiatta"
"Li cuntadini"
"Vinnituri di cutedda"
"Vinnituri di bummula"
"Vinnituri di sardi salati"
"'Ndustria lavorazioni agrumi"
Arrotino
"Ammola forfici e cutedda"
"La cannistrara" (Ceste in canna e vimini)
Esistevano un tempo altri mestieri meno nobili, che a mala pena consentivano di rimediare lo stretto necessario per sopravvivere. È il caso del"conzapiatta" o "conzabrocchi", che gridava a squarciagola per le vie del paese come un vero e proprio girovago, che invitava le massaie a far riparare (acconciàri) le grosse
conche di terracotta in cui si faceva il bucato (a Ribera dette comunemente anche "lemme" ) e quelle piccole destinate a svariati usi casalinghi, che in qualche modo si erano spaccate e che egli, con graffe di ferro e mastice, riusciva a rimettere in uso. Un tipico chiaro esempio si riscontra nella Commedia"La giara" di Luigi Pirandello, quando lu "Zi Dima" rimane chiuso dentro ad una grande giara appena riparata con mastice e filo di ferro.
"Ramaiu o stagninu"
"Scarparu"
"Tappizzeri di seggiolini"
"Vinnituri di robba vecchia"
Ribera: "Lu siminzaru Peppi Canta"
"Lu vuttaru"
"Lu castagnaru"
"Lu carritteri"
"Lu vinnituri di grattatella"
Negli anni '50 esisteva anche a Ribera qualcuno che vendeva la "grattatella" che era ghiaccio tritato
condito con varie essenze coloratee.
"Lu 'mpagliaturi" di sedie
"Li mititura"
"Li spagliatura"
Altro mestiere ambulante era quello dell’accuzzafèrri, l’arrotino, che, quando non disponeva di una bottega, andava di casa in casa, in qualunque condizione climatica,
con la sua bicicletta attrezzata di mole per affilare, per procurarsi qualche lavoretto che gli consentisse di sbarcare il lunario.
Altra figura tipica è quella del “lu maestru di lu pannu” (il maestro di panni, ossia il sarto) che esercitava anche il mestiere “brabèri” (barbiere) soprattutto nei piccoli centri.
Il carrozzinaio
Il cordaio
Il venditore di carbone
L'arrotino
"Mititura"
"Picuraru ca fa lu tumazzu"
"Lu picuraru"
La doppia professione non gli procurava grandi introiti poichè la gente, prima di ricorrere al sarto per confezionare un abito da uomo, usava rivoltare ripetutamente quelli usati o applicare pezze quando si sfondavano i pantaloni o si sgomitavano le giacche. Anche i tagli di capelli e le barbe erano impegni occasionali: i più preferivano i veri barbieri che, fra l’altro, esercitavano anche la domenica (la giornata di riposo era il lunedì). Altra caratteristica di alcuni barbieri era quella di sostituirsi agli odontoiatri (dentisti) che per la verità a quei tempi erano pochi) e si improvvisavano "dentisti" estraendo con le loro pinze o con un pezzo di spago, qualche dente cariato a pazienti
che senz'altro dovevano essere animati da molto coraggio.
"Vinnituri di cannistri e nassi pi piscari"
"Cuntadini"
""Ripara piatta"
Fra i mestieri del passato possono considerarsi quelli de “lu firraru”, il fabbro ferraio, che forgiava graticole e spiedi, zappe ed aratri, chiavi e treppiedi, ma aveva anche l’abilità di ferrare i cavalli e de “lu mastru carraduri”, il maestro carraio il quale, oltre a costruire carretti agricoli, provvedeva a rimettere in sesto quelli che avevano subito qualche danno: tutte figure che ad iniziare dagli anni '60 del secolo appena trascorso, sono diventate sempre più rare.
A Ribera hanno operato in questo campo, ben quattro botteghe di "mastri" carradori: quella dei Fratelli Millefiori, che si trovava nella attuale Via Carradori
e successivamente quelle della famiglia Spallino, di Francesco Di Giorgi e di Giuseppe Sferlazza, quest'ultimo proveniente da Favara.